E'stato soprattutto in Sudamerica e in particolare in Brasile che l'emigrazione italiana ha prodotto, sotto la spinta delle ondate impetuose di arrivi degli anni '90, il diffondersi di decine di insediamenti che hanno bruciato le tappe della normale evoluzione di un tessuto urbano, passando velocemente da aggregati di capanne a popolose e vivaci 'citadi'.
Caxias do Sul può essere portata come esempio emblematico: nel 1880 le prime abitazioni in legno appaiono sovrastate dalle poche chiome ad ombrello degli alberi scampati all'incendio appiccato dai coloni; sulle strade sconnesse e fangose si affacciano improvvisati steccati con tronchi irregolari.
Qualche anno dopo, la fotografia rivela la presenza di un preciso progetto urbanistico: le abitazioni, più numerose e curate, sorgono ai lati di un'ampia strada, via 'Julio de Castilhos', sulla quale appena trent'anni dopo si affacceranno gli edifici e i palazzi della più importante città di Rio Grande do Sul.
Quando nel 1913 Caxias viene riconosciuta come 'citade', si presenta come un organismo strutturato, all'interno del quale non è difficile immaginare il fervore delle iniziative e delle attività, vigilate dalla mole imponente della chiesa madre dedicata a Santa Teresa.
Negli anni '20 la città si mostra con strade ampie e curate, dove le automobili iniziano a sostituire i carri e le carrozze; la corrente elettrica vivacizza negozi, palazzi e residenze che, con lo sfarzo delle facciate, testimoniano il livello di ricchezza raggiunto dalla borghesia locale.
Attorno agli edifici pubblici la massiccia presenza di persone, in occasione di ricorrenze religiose o civili dà la misura della vitalità e del continuo espandersi di una città dove sono determinanti la presenza e la cultura degli emigranti Veneti.