VIVERE IN BARACCHE

VIVERE IN BARACCHE
Checo Volpato (Fanzolo -TV) si affaccia alla porta del suo primo alloggio. Australia, anni cinquanta. Fotoclub Fanzolo.
 

Le baracche e, spesso, i villaggi di baracche comparvero massicciamente soprattutto nel secondo dopoguerra, in una fase di emigrazione organizzata che coinvolgeva anche strati di popolazione non necessariamente contadina.
Molti erano i vantaggi delle baracche per chi aveva il compito di regolare l'immigrazione: non richiedevano grandi investimenti, ospitavano la manodopera in prossimità dei cancelli degli stabilimenti e potevano poi essere facilmente smantellate; ma, soprattutto, permettevano il totale controllo su tutti i lavoratori obbligati a risiedervi. I perimetri dei villaggi di baracche delimitavano, anche fisicamente, spazi tra loro estranei, culture spesso in contrasto e finivano per far coincidere l'essere considerati diversi con il sentirsi diversi.
Pur con caratteristiche proprie, le baracche compaiono a tutte le latitudini; dalle fredde pianure canadesi, alle assolate estensioni del Queesland, dai campi di lavoro della Germania nazista, ai villaggi anneriti dal carbone in Belgio.

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