COMUNICATO STAMPA - Avvio del Progetto "Antonio Canova - L'arte violata nella Grande Guerra"

La "EBE" di Canova conservata nella Gipsoteca di Possagno, opera danneggiata nella Prima Guerra Mondiale
La "EBE" di A. Canova a Possagno (TV), opera in gesso danneggiata nella Prima Guerra Mondiale (foto Serafin, 1918 - Fondo Fini c/o FAST)
 


IL PROGETTO "ANTONIO CANOVA - L'ARTE VIOLATA NELLA GRANDE GUERRA":

le Opere danneggiate dal Primo Conflitto Mondiale rivivono grazie alla Fotografia e alla stampante 3D




Una mostra fotografica, una riscoperta dell' ”arte ferita” durante il Primo Conflitto Mondiale e una ricostruzione di parte delle opere frantumate grazie all'utilizzo delle stampanti 3D e delle nuove tecnologie. Questo in sintesi il progetto “Antonio Canova - L'arte violata nella Grande Guerra”, dedicato al grande scultore di Possagno, lanciato dalla Provincia di Treviso con il sostegno della Regione Veneto (nell'ambito delle celebrazioni per il Centenario della Grande Guerra) in collaborazione con la Fondazione Canova, la Fondazione Mostra Internazionale dell'illustrazione per l'infanzia Stepan Zavrel di Sarmede, il Comune di Sarmede e il Consorzio di Promozione Turistica MarcaTreviso.

 

L'iniziativa, che troverà sede nella Gipsoteca Canoviana di Possagno, vuole valorizzare i beni fotografici del FAST (Foto Archivio Storico Trevigiano) e le opere del grande Antonio Canova “ferite” durante il bombardamento e attualmente in possesso della Fondazione Canova. Il progetto, sulla scorta di alcune recenti iniziative pilota di integrazione critica delle sculture danneggiate dall’evento bellico, prevede anche l’esecuzione e la presentazione al pubblico di una ricostruzione di un'opera a tutt'oggi in deposito: la famosissima Ebe. Una mostra per tutte le età, dato che il progetto prevede la realizzazione di un modulo didattico illustrato a tema prodotto dalla Fondazione di Sarmede. La forza evocativa del progetto Canova in guerra si basa sulla possibilità di associare alla forza simbolica dei capi d’opera “feriti”, (veri e propri corpi martoriati che sembrano stare in luogo dei corpi delle vittime della Grande Guerra, sistematicamente celati per opportunità o per pudore) l’esemplificazione della tecnologia più innovativa e promettente nella restituzione e nel restauro di opere d’arte compromesse, creando una sinergia tra la testimonianza della brutalità del danno e la determinazione nel restituire alla comunità il bene artistico.

 

PREMESSA STORICA

Nel novembre del 1917 un proiettile sfonda parzialmente il tetto della Gipsoteca di Possagno. La granata colpisce l’ala Lazzari, la lunga galleria dove sono allineate le opere di maggiori dimensioni di Antonio Canova, abbatte parte del solaio e si frammenta in migliaia di schegge mutilando e frantumando i gessi. Questa “arte ferita”, in parte esibita e in parte raccolta nei depositi della Gipsoteca, unitamente alla documentazione fotografica realizzata nei giorni successivi all’evento bellico, conservata nelle Collezione del Foto Archivio Storico Trevigiano (FAST) della Provincia di Treviso, si è rivelata nel tempo una testimonianza di straordinaria intensità ed efficacia, tanto da conferire alla «bellezza violata» di queste opere e alle immagini del martirio subito il valore di denuncia non solamente dell’orrore della Grande Guerra ma delle guerre.


I FONDI FOTOGRAFICI

Nell'Archivio Fotografico Storico della Provincia di Treviso (FAST) sono raccolti ben 377 negativi fra lastre e pellicole riferite alle opere di Antonio Canova. Tra questi, è compresa la serie realizzata nel corso della eccezionale campagna fotografica eseguita a Possagno da Stefano Serafin (1862-1944) e Siro Serafin (1897-1963). Questa campagna fotografica costituisce per la storia della gipsoteca canoviana un documento alquanto raro se non addirittura unico. Le fotografie documentando quanto gravi fossero stati i danni provocati al museo dal cannoneggiamento del 1917, costituirono la base conoscitiva per la campagna di restauri che fu intrapresa proprio da Stefano, conservatore e custode della Gipsoteca, già all'indomani del tragico evento.

 

UN'OPERA RICOSTRUITA CON LE STAMPANTI 3D: LA EBE

La Gipsoteca conserva ancora a deposito un considerevole corpus di frammenti e alcune opere danneggiate, non incluse nei progetti allestitivi. Il progetto prevede l’integrazione di una di tali opere da eseguirsi sotto la direzione della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso competente per la tutela.

L'opera proposta è la scultura di Ebe, (uno dei simboli dell'expo di Milano 2015) la coppiera degli dei della mitologia greca, fu ripetutamente replicata da Antonio Canova per il successo che questa scultura riscosse fin dall'inizio. I collezionisti erano affascinati da questa bellezza. Da Josephine de Beauharnais, al duca di Devonshire, ai collezionisti italiani, furono eccezionali le attenzioni verso il marmo di Canova.

Le versioni esistenti conosciute sono:

 

1) marmo, 1796, Berlino, Nationalgalerie;

2) gesso, 1796, Milano, Galleria Nazionale d'Arte Moderna;

3) marmo, 1800-1805, San Pietroburgo, Museo dell'Ermitage;

4) marmo, 1808-1814, Chatsworth (GB), Devonschire Collection;

5) marmo, 1816-1817, Forlì, Museo di San Domenico;

6) gesso, 1808, Possagno, Gipsoteca;

7) gesso, 1808, Possagno, Gipsoteca.

 

A Possagno è conservato, naturalmente, il modello di gesso ed una replica della prima versione della scultura. Ambedue i gessi sono stati danneggiati dai bombardamenti del 1917 e meritano una ricostruzione per permettere al pubblico che visita la Gipsoteca di apprezzare la bellezza del soggetto canoviano. La metodica di integrazione delle opere scultoree mutilate adottata, che si intende proporre al pubblico con il progetto Canova in guerra, è una esemplificazione delle nuove tecnologie digitali di stampa 3D applicate al patrimonio artistico. Una metodologia che si sta rapidamente affermando, e che si prospetta come il più innovativo dei metodi di restituzione di parti tridimensionali d’opere d’arte. La stampa 3D, oltre a essere oggetto di grande interesse e curiosità per la suggestione del procedimento, ha ampie prospettive d’applicazione poiché è completamente integrata con i rilievi digitali dell’opera, assolutamente non invasiva e programmaticamente reversibile. Queste caratteristiche ne fanno uno dei metodi che più si affermeranno nel prossimo futuro. Il processo di stampa 3D adotta le più moderne tecnologie di ingegneria inversa e prototipazione rapida e permette così di proporre all’attenzione degli studiosi e del vasto pubblico che visita la Gipsoteca l’immagine di queste opere, in una versione filologica, verosimilmente molto vicina a come le aveva concepite Canova, e come le hanno ammirate gli ospiti incantati della Gipsoteca di Possagno, fino alla Grande Guerra. Esempio di quanto sopra descritto sono alcuni interventi già eseguiti per la Gipsoteca, prima integrando Paolina Bonaparte e più recentemente integrando la Danzatrice con i cembali, Il Principe Lubomirski e le Tre Grazie nella Gipsoteca e Museo Canoviano di Possagno, dove questi gessi frantumati dalla caduta di una granata durante la guerra nel 1917, sono stati ricostruiti integrando le parti mancanti.

 

L'ESPOSIZIONE “ANTONIO CANOVA - L'ARTE VIOLATA NELLA GRANDE GUERRA”

Il progetto Antonio Canova - L'arte violata nella grande guerra prevede una esposizione che focalizza il procedimento di integrazione d’un opera di Canova conservata a deposito, effettuato con metodi non invasivi che utilizzano innovative tecnologie digitali di stampa 3D. L’opera si prevede sia esibita in una scenografia fotografica che evoca e testimonia l’evento bellico, e sia accompagnata dal racconto della progressiva ‘scoperta’ del valore iconico che ha assunto quest’arte ‘ferita’ fino ad entrare con la sua suggestione nell’allestimento di Carlo Scarpa.

L’allestimento proporrà i frammenti più significativi delle sculture danneggiate che verranno ambientati in accordo con le immagini fotografiche. Della campagna fotografica dei Serafin verrà esposto l’album originale allestito dallo stesso Stefano Serafin, dei negativi, l’apparecchio fotografico e l’intera sequenza delle immagini. L’incontro tra la storica documentazione fotografia e le innovative applicazioni della fotografia digitale faranno da sottofondo alla narrazione della vicenda e alla sua risonanza attuale. La mostra sarà curata dal prof. Alberto Prandi per gli aspetti relativi alla Fotografia storica e dal prof. Mario Guderzo in collaborazione con il prof. Giancarlo Cunial per la parte relativa alle opere del Canova esposte. Il catalogo seguirà il percorso della mostra ed evocherà l’ambientazione espositiva. Realizzato in un formato ampio, in edizione bilingue italiano e inglese, proporrà in forma di colta divulgazione i temi espositivi. A corredo, sotto forma di apparato il registro della campagna fotografica dei Serafin.

 

Treviso, 16 febbraio 2015

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