IL VIAGGIO: LA PARTENZA

IL VIAGGIO: LA PARTENZA
Imbarco di emigranti al porto di Genova. Genova. Per terre assai lontane, Centro documentazione polesano 1992.
 

A fine Ottocento, la traversata verso l'America si presentava carica di incognite e di imprevisti fin dal luogo di imbarco, fosse esso il porto di Genova, di Marsiglia o altri scali di paesi europei affacciati sull'Atlantico. Ritardi e disfunzioni delle compagnie di navigazione, documentazione insufficiente, cavilli burocratici costringevano a lunghe, snervanti e talora inutili attese. Il viaggio, poi, si presentava spesso molto disagiato, nell'affollamento e nella promiscuità della terza classe. Appena sbarcati, gli emigrati venivano rinchiusi per la 'quarantena' in apposite strutture ricettive: tra le più note, ricordiamo Ellis Island a New York e l'Hotel des Immigrantes a Buenos Aires. I nuovi arrivati venivano accuratamente visitati dai medici, registrati, interrogati ed esaminati dagli ispettori governativi.
Meno traumatici, ma ugualmente disorganizzati e privi di adeguata assistenza pubblica, erano gli spostamenti degli emigranti temporanei o stagionali verso i paesi europei.
Le cose migliorarono nel corso del Novecento: nel secondo dopoguerra, ad esempio, le numerose partenze di Veneti verso le lontane mete canadesi o australiane vennero regolamentate e organizzate in maniera precisa: si partiva con tutti i certificati e i documenti in regola e non si andava più all'avventura, anche se molto dipendeva ancora dallo spirito d'iniziativa e dalle capacità individuali.